Pagellone 2023, M-Z: Milan, Philipsen, Pogacar, Roglic, Skjelmose, Thomas, Van Aert, Van Der Poel, Vingegaard, Yates
In questo mese di dicembre che ci permette di salutare il 2023 e proiettarci verso il 2024 è tempo di bilanci. Come di consueto la nostra redazione vi propone dunque il Pagellone della stagione di ciclismo su strada conclusasi poche settimane fa: un’occasione per analizzare i protagonisti in positivo e in negativo di quanto successo da gennaio ad ottobre. I nomi dei corridori saranno presentanti in ordine alfabetico dalla A alla Z. Inoltre, questo articolo ci permetterà anche di iniziare a pensare a cosa aspettarci dal prossimo anno, tra corridori che dovranno confermarsi e altri che invece cercheranno il riscatto.
LETTERA M
Valentin Madouas (Groupama-FDJ), 7: Un’altra stagione in crescita per il francese che vince soltanto due corse, ma importanti: il Campionato Nazionale in linea e la Bretagne Classic – Ouest-France. Alla Strade Bianche si arrende soltanto a Tom Pidcock mentre alla Liegi-Bastogne-Liegi arriva quinto a conferma di essere uno dei corridori più regolari e completi nelle corse di un giorno. Al Tour de France non riesce a lasciare il segno ma il ventesimo posto in generale non è un risultato di secondo piano, anche considerando che aveva due capitani davanti a sé.
Mirco Maestri (Eolo-Kometa), 6,5: Combattente nato, si mette in luce in più di un’occasione, fra attacchi da lontano e sforzi di buona qualità sfoderati nei finali a lui più congeniali. Il terzo posto nella classifica finale del Tour Poitou-Charentes è un risultato apprezzabile, anche sul piano dei punti UCI portati in dote alla squadra.
Rafał Majka (UAE Team Emirates), 6,5: L’esperienza del polacco è sempre fondamentale in casa UAE e anche quest’anno è un fattore determinante nelle vittorie di Adam Yates al Giro di Svizzera e in tutti i piazzamenti dei compagni nelle altre corse, compreso il Tour de France, che purtroppo non è andato come Pogacar si aspettava. Si toglie anche la soddisfazione di vincere davanti al pubblico di casa la terza tappa del Giro di Polonia a nove anni dall’ultima volta.
Matteo Malucelli (Bingoal WB), 6,5: Gli manca la vittoria, ma riesce a rilanciare la sua carriera con buone volate, anche in contesti molto qualificati. È il caso dello ZLM Tour, dove chiude fra i migliori di giornate in tutte e quattro le tappe in linea in programma. Si piazza spesso e risulta uno dei corridori più produttivi della sua squadra, che lascerà però per passare all’ambiziosa giapponese JCL Ukyo.
Martin Marcellusi (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), 6,5: 23 anni e tante belle speranze. Non ha timore di andare all’attacco, mettendosi in evidenza anche nel primo Giro d’Italia della carriera. Chiude l’anno in crescendo, fra discreti piazzamenti e fughe a lunga gittata che gli permettono di accumulare preziosa esperienza.
Jakub Mareczko (Alpecin-Deceuninck), 5,5: Un paio di vittorie ma niente di eclatante e pochi giorni di corsa per il velocista azzurro che l’anno prossimo proverà a rilanciarsi alla Corratec. Un virus ne rallenta la preparazione ma anche col passare dei mesi la situazione non migliora.
Guillaume Martin (Cofidis), 7: Nessuna vittoria, ma una lunghissima serie di piazzamenti che sono ossigeno per la squadra. Fa buone cose sia nelle corse di un giorno (rimarchevole il sesto posto alla Liegi), che nelle gare a tappe, tanto da chiudere al sesto posto il Delfinato e al decimo il Tour de France. In questo ambito consolida una volta di più la sua tattica di uscire dalla classifica generale per poi rientrarvi tramite le fughe da lontano.
Davide Martinelli (Astana Qazaqstan), 5: I problemi alla schiena che lo tormentano ne condizionano una stagione nel corso della quale lo si vede in gruppo poche volte e con scarsi risultati. Situazione che lo porta ad annunciare il ritiro a soli 30 anni a suo dire “senza rimpianti”.
Daniel Martínez (Ineos Grenadiers), 5,5: Dopo un 2022 clamoroso c’era da aspettarsi un calo per il colombiano che quest’anno non trova mai il giusto colpo di pedale. Vincitore a febbraio della Volta ao Algarve si perde progressivamente, arrivando al Tour de France lontano dalla forma migliore, dovendosi arrendere alla quindicesima tappa.
Lenny Martinez (Groupama-FDJ), 9: Clamorosa prima stagione tra i professionisti per il 20enne talento transalpino che dimostra grande talento in salita. Ottavo già all’esordio al GP La Marseillaise, prosegue in costante crescita, vincendo a giugno la CIC – Mont Ventoux e tenendo addirittura più volte le ruote dei migliori in salita alla Vuelta, dove veste anche per due giorni la maglia di leader. Alla fine è 24° con due top10 di tappa e la consapevolezza di essere uno degli scalatori del futuro.
Enric Mas (Movistar), 5,5: In definitiva, una stagione segnata dalla caduta che lo ha tolto di mezzo dal Tour de France dopo neanche una tappa. Alla Vuelta ci prova, ma il tridente Jumbo resta fuori portata. Tira comunque fuori qualche buon piazzamento, come il quarto posto al Giro dell’Emilia e quelli snocciolati fra Andalusia, Tirreno-Adriatico e Giro dei Paesi Baschi. La casella delle vittorie resta però vuota e, se si guarda alle ultime tre stagioni, lo spagnolo ha portato a casa solo due successi.
Fausto Masnada (Soudal-QuickStep), 6: Stagione sfortunata, caratterizzata da un problema fisico molto insidioso e di difficile soluzione. Fa in tempo a ritrovare un po’ di condizione nelle ultime settimane dell’annata, piazzandosi bene alla Bernocchi e portando a un termine un Lombardia di discreto livello.
Michael Matthews (Team Jayco AlUla), 7: Nonostante passino gli anni, resta uno dei corridori più versatili in gruppo, sempre pronto a buttarsi anche nelle volate più difficili. Vince a Melfi al Giro d’Italia, piazzandosi bene anche in altre occasioni.
Marius Mayrhofer (Team dsm-firmenich), 7: Buona stagione per il giovane tedesco che vince la ritrovata Cadel Evans Great Ocean Road Race e si fa vedere più volte in volata anche al Giro d’Italia, dove centra ben quattro top10.
Brandon McNulty (UAE Team Emirates), 7: È ormai vicino alla piena maturità lo statunitense, altra pedina fondamentale per i capitani nelle corse a tappe WorldTour. Al Giro d’Italia lavora al meglio per Almeida concedendosi anche un bellissimo successo di tappa a Bergamo.
Jordi Meeus (Bora-hansgrohe), 7: Annata in forte crescita con molti piazzamenti e soprattutto il successo in volata sui Campi Elisi in chiusura di Tour de France. Una vittoria iconica che vale una stagione, se non a volte anche una carriera. Prima e dopo tanti sprint convincenti e la vittoria al Circuit de Wallonie.
Louis Meintjes (Intermarchè-Circus-Wanty), 5,5: RInato nel 2022, quest’anno il sudafricano non impressiona, anche se dopo un buon Delfinato non riesce a portare a termine il Tour de France.
Milan Menten (Lotto Dstny), 6,5: Raccoglie una vittoria di prestigio imponendosi a Le Samyn ed è particolarmente continuo nelle volate in cui è chiamato a farsi largo, anche se non arrivano altri successi. A suo demerito c’è una Vuelta a España in cui non riesce a eccellere, nonostante il campo dei velocisti non sia particolarmente nutrito.
Tim Merlier (Soudal-QuickStep), 7: Per vincere, vince, e anche parecchio, dato che i successi sono complessivi sono 11, fra cui cinque a livello WorldTour, fra UAE Tour, Parigi-Nizza e Polonia. Sembra però mancargli quel qualcosa che potrebbe renderlo protagonista anche nelle Classiche più impegnative e inizia a palesare anche una certa insofferenza nei confronti della squadra per via delle convocazioni per i Grandi Giri, che nel 2023 non lo hanno mai visto coinvolto. Con la partenza di Fabio Jakobsen, bisognerà vedere se le sue ambizioni personali si incastreranno meglio con quelle di Remco Evenepoel.
Luka Mezgec (Team Jayco AlUla), 6,5: L’esperienza gli permette di essere sempre utile per la squadra e di ritagliarsi ancora qualche piccola gloria personale, come due top10 nelle affollate e complicate volate del Tour de France. Gli anni passano ma il talento resta immutato per il velocista sloveno.
Jonathan Milan (Bahrain Victorious), 8,5: Il 2023 è l’anno della svolta per il 23enne friulano che dopo un inizio di stagione tra alti e bassi disputa un Giro d’Italia clamoroso nel quale vince soltanto a San Salvo, ma si piazza secondo in altre quattro occasioni, che gli permettono di vincere la maglia ciclamino. Torna poi a vincere in chiusura di stagione al Guangxi concludendo nel migliore dei modi.
Lorenzo Milesi (Team dsm-firmenich), 6,5: A 21 anni sfrutta questa stagione per fare le prime esperienze tra i professionisti. A Glasgow vince la cronometro mondiale Under 23, prima di godersi un giorno da leader alla Vuelta grazie alla vittoria della DSM nella cronosquadre iniziale.
Matej Mohorič (Bahrain Victorious), 7,5: Annata ancora una volta di alto livello per lo sloveno che si sblocca, dopo tanti piazzamenti, al Tour de France vincendo a Poligny. Vince poi il Giro di Polonia e una tappa al Renewi Tour per tenere alto il livello e concludere un’altra bella annata ricca di soddisfazioni per lui e la Bahrain.
Juan Sebastián Molano (UAE Team Emirates), 7: Fa quello che può in una squadra che non punta sugli uomini veloci come lui. Quando può si butta comunque in volata con buoni risultati, vincendo una tappa all’UAE Tour, il GP de Denain e soprattutto una tappa alla Vuelta e una al Guangxi.
Matteo Moschetti (Q36.5 Pro Cycling Team), 6,5: L’addio alla Trek dà i suoi frutti per l’azzurro che vince subito la Clasica de Almeria e poi il GP d’Isbergues a settembre. In mezzo tante buone prestazioni anche a livello WorldTour che sicuramente lo avranno aiutato a ritrovare morale e slancio per la prossima stagione.
Gianni Moscon (Astana Qazaqstan), 6: Superati i problemi di salute che lo hanno rallentato l’anno passato, inizia la stagione con la frattura della clavicola in Australia per poi tornare e macinare giorni di corsa. Porta a termine sia il Giro che il Tour entrando solo una volta tra i primi 30, il che comunque è un buon passo in avanti. Archiviati questi due anni difficile con l’Astana, l’anno prossimo proverà a tornare al meglio con la maglia della Soudal-QuickStep.
Bauke Mollema (Lidl-Trek), 6: L’età avanza e quella appena conclusa sembra essere stata la stagione in cui cambiano le carte a sua disposizione. Affronta il Giro d’Italia con l’obiettivo di completare la “tripletta” di vittorie di tappa nei Grandi Giri, ma la missione non riesce, trovandosi spesso a fare i conti con corridori più freschi e reattivi. Porta a termine anche la Vuelta, con meno animus pugnandi; nel resto della stagione non fa mancare il suo contributo, iniziando probabilmente già a “studiare” da regista di squadra.
Gregor Mühlberger (Movistar), 6: Le qualità da scalatore sono buone, come testimoniano le vittorie di tappa al Tour of the Alps e al Giro di Germania, oltre che al Campionato nazionale austriaco in linea. Nelle gare di livello WorldTour fatica invece a mettersi in luce, chiudendo ad esempio il Tour de France nell’anonimato. Da vedere quali saranno i compiti che la squadra gli assegnerà nella prossima stagione.
Henok Mulubrhan (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), 7: Premiato come miglior ciclista africano dell’anno, risulta fondamentale in ottica punti per la sua squadra, vincendo la generale del Tour du Rwanda e, soprattutto, la classifica finale del Tour of Qinghai Lake, gara di categoria Pro.Series. Si mette in luce sia in finali veloci che su percorsi duri, come testimonia il terzo posto al Giro dell’Appennino. Al Giro d’Italia fa un po’ di fatica in più, ma sembra pronto per il passaggio nel WorldTour, che avverrà con la maglia dell’Astana.
LETTERA N
Oliver Naesen (Ag2R-Citroën), 5: Si vede pochissimo, soprattutto in quelle Classiche del pavé che erano state il suo pane. È uno dei corridori più impegnati di tutta la stagione (ben 85 giorni di corsa), ma i momenti rilevanti si contano sulle dita di una mano. La squadra, rinnovata in vista del 2024, gli ha offerto un prolungamento biennale di contratto: vedremo se la perdurante fiducia gli consentirà di tornare nelle posizioni che contano.
Jhonathan Narvaez (Ineos Grenadiers), 6: Un solo momento di gloria in tutta la stagione, quello vissuto nell’arco della settimana in cui si è svolto il Giro d’Austria, dominato con tre vittorie, un secondo posto e la conseguente vittoria in classifica generale. Rammarico enorme, invece, per quel che poteva essere al Mondiale di Glasgow, dove stava volando e dove ha poi dovuto arrendersi a una caduta.
Krists Neilands (Israel-Premier Tech), 6,5: Una stagione tutta all’attacco per il lettone, che si mette in luce in diverse occasioni, sia nelle corse a tappe (anche al Tour de France è uno dei fuggitivi più ricorrenti nell’arco delle tre settimane) che nelle Classiche di un giorno. I piazzamenti sono diversi e di buon livello, su percorsi anche molto differenti fra loro, ma gli manca la vittoria, che gli sfugge anche ai Campionati nazionali, dove raccoglie due secondi posti.
Giacomo Nizzolo (Israel-Premier Tech), 6: Un unico lampo, di notevole spessore, in occasione della vittoria in una corsa complicata e affascinante come la Tro-Bro Léon. La squadra non lo porta ad alcun Grande Giro e lui prova a farsi valere fra brevi corse a tappe e gare di un giorno. C’è qualche buon piazzamento, nelle corse affrontate fra Argentina, Spagna e Belgio, ma il raccolto non è di quelli che possono entusiasmare.
Thibau Nys (Lidl-Trek), 7: La prima annata “vera” da professionista ha portato con sé tante note positive. Vince due corse, sfiora almeno un altro paio di successi e dimostra sprazzi di una qualità non comune, soprattutto in finali in cui è richiesta una certa esplosività. La squadra lo ha gestito con un calendario stagionale molto misurato, da vedere se ora gli obiettivi e le responsabilità verranno ampliati nel prossimo futuro.
LETTERA O
Ben O’Connor (Ag2R-Citroën), 6,5: È una carte più importanti nel mazzo della sua squadra e finisce per fornire diversi buoni risultati, anche se l’obiettivo inizialmente primario, quello di fare classifica al Tour de France, salta subito. Alla Grande Boucle si rilancia comunque come attaccante, ottenendo due terzi posti di giornata. Di buono ci sono anche le notevoli prestazioni al Delfinato, la costanza di rendimento nelle corse a tappe di una settimana e un finale di stagione, sulle strade italiane, quantomeno solido, anche se al Lombardia finisce lontano dai migliori.
Stefano Oldani (Alpecin-Deceuninck), 6: Al Giro d’Italia ci prova in tutti i modi, piazzandosi ben cinque volte fra i primi 10 di giornata, ma non riuscendo a replicare il successo dell’edizione precedente. Nella seconda metà di stagione lancia buoni segnali, con grinta e dedizione, nelle gare di un giorno, anche se non riesce a piazzare la zampata che avrebbe del tutto cambiato i connotati alla sua annata.
Ivo Oliveira (UAE Team Emirates), 6,5: Il titolo di campione nazionale in linea è una bella soddisfazione, nell’ambito di quella che su strada è la miglior stagione della sua carriera. Si toglie lo sfizio di vincere anche una tappa, a cronometro, della Boucles de la Mayenne, firmando così il primo successo al di fuori dalla sfera delle gare nazionali e chiudendo poi la stessa corsa fra i migliori della generale. Buono anche il lavoro al servizio del team.
Nelson Oliveira (Movistar), 6: A cronometro fa sempre il suo, spiccando in occasione della prova iridata di Glasgow, chiusa al sesto posto. Per il resto naviga a centro gruppo, provando giusto qualche fuga da lontano, senza esito. A suo merito, il fatto di aver portato a termine sia il Tour de France che la Vuelta a España.
Rui Oliveira (UAE Team Emirates), 6: Fa cose discrete nei momenti in cui gli viene concessa libertà di movimento, tanto da chiudere nella prima pagina dell’ordine d’arrivo anche un paio di Classiche del pavé. Rimane poi a sostegno dei compagni di squadra designati come capitani di giornata e non viene meno al suo compito.
Oscar Onley (Dsm-Firmenich), 6: Il 21enne britannico è una delle grandi speranze della sua squadra per quel che riguarda le corse a tappe, ma il verdetto della strada, almeno per quel che riguarda il 2023, è di un corridore che ha ancora bisogno di tempo. Esce di scena dopo pochi chilometri alla Vuelta, mentre non riesce ad andare oltre qualche piazzamento finale, solo discreto, nelle varie gare di una settimana affrontate nell’arco dell’anno. Il talento non manca, ma servirà qualcosa in più per riuscire ad eccellere in un panorama ormai qualificatissimo.
Sam Oomen (Jumbo-Visma), 5,5: Fa parte di un vero e proprio squadrone e per questo gli riesce difficilissimo riuscire a spiccare. Al suo attivo c’è la partecipazione alla campagna del Giro d’Italia, chiusa con il successo di squadra grazie all’acuto finale di Primož Roglič. Per il resto, poco da segnalare, con un solo piazzamento fra i 10 di giornata, su 66 giorni di corsa. Proverà a rilanciarsi cambiando colori nel 2024.
Daniel Oss (TotalEnergies), 5,5: L’ultima stagione della carriera da professionista su strada corre via senza particolari sussulti, fatta eccezione per qualche tentativo di fuga messo in atto qua e là. Il corridore trentino saluta il gruppo in corrispondenza del ritiro del compagno di mille battaglie, Peter Sagan. Il suo rimane comunque, complessivamente, uno splendido cammino, iniziato nell’ormai lontanissimo 2009.
LETTERA P
Mark Padun (EF Education-EasyPost), 5: Si stenta a riconoscere il corridore combattivo conosciuto in maglia Bahrain, forse limitato anche delle vicissitudini in Ucraina. Quest’anno si vede poco e con risultati scarsi, tanto che per il 2024 ha deciso di fare un passo indietro firmando per la Corratec.
Hugo Page (Intermarché-Circus-Wanty), 6,5: Una vittoria di tappe al Tour du Limousin e tanti buoni piazzamenti per il classe 2001 che fanno ben sperare per il futuro. In particolare con il secondo posto alla Cadel Evans Great Ocean il transalpino ha dimostrato di essere un velocista resistente che non ha paura di percorso un po’ mossi.
Aurelien Paret-Peintre (Ag2R-Citröen), 7: La vittoria di tappa sul traguardo di Lago Laceno in occasione del passaggio del Giro d’Italia ne conferma il talento in ascesa migliorando una stagione in cui coglie anche il successo anche nella frazione finale del Tour des Alpes Maritimes et du Var (poi chiuso in seconda posizione). Degno di nota pure il quarto posto nel primo arrivo in salita della Parigi – Nizza, giornata in cui si è preso addirittura il lusso di lasciarsi alle spalle Jonas Vingegaard.
Valentin Paret-Peintre (Ag2R-Citröen), 6: Come il fratello cerca di mettersi in mostra più volte andando in fuga, ma a differenza sua non riesce mai a centrare il risultato grosso. Il miglior piazzamento in quello che comunque è il suo primo GT, vissuto col piglio giusto, è il quinto nella tappa di Canrs Montana alla Corsa Rosa. Esperienza importante che il 21enne transalpino potrà provare a far fruttare meglio.
Andrea Pasqualon (Bahrain-Victorious), 6,5: Stagione di piazzamenti e lavoro per i compagni di squadra per il veneto che è ottavo a Omloop Het Nieuwsblad e Dawrs Door Vlaanderen. Inoltre il classe 1988 va in fuga in due giornate consecutive della Corsa Rosa per cercare il risultato in proprio: nelle altre frazionei, invece, si distingue soprattutto come ultimo uomo della Maglia Ciclamino Jonathan Milan.
Mads Pedersen (Lidl-Trek), 9: Stagione dopo stagione è sempre più convincente. Quest’anno è protagonista in ogni corsa alla quale partecipa, pur senza riuscire a centrare una vittoria di peso nelle classiche, pur vincendo la Classica di Amburgo e centrando la top6 in Milano-Sanremo, Gand-Wevelgem, Dwars door Vlaanderen, Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix e Mondiali di Glasgow. Si riscatta però al meglio nei Grandi Giri vincendo una tappa al Giro d’Italia e un’altra al Tour de France. Gli è mancato veramente poco per disputare una stagione perfetta.
Giulio Pellizzari (Green Project-Bardiani-CSF-Faizane), 8: Il 19enne di San Severino Marche disputa una buona stagione di sostanziale esordio tra i professionisti (visto che sinora era nel progetto giovani del team), riuscendo occasionalmente anche a misurarsi con avversari di primo piano. Il fiore all’occhiello è però il successo di tappa a Sainte Foy Tarentaise al Tour de l’Avenir, chiuso al secondo posto alle spalle del messicano Del Toro.
Paul Penhoet (Groupama-FDJ), 7: Al primo anno da professionista il classe 2001 raccoglie subito due vittorie, il Tour du Finistere e una tappa al Tour Poitou-Charentes, e tanti piazzamenti in volata, dall’inizio alla fine della stagione. Questi risultati ne fanno uno dei migliori neoprofessionisti del 2023 e uno dei nomi da tenere d’occhio per il futuro.
Nans Peters (Ag2R-Citröen), 5,5: Il 2023 del transalpino parte bene con la vittoria al Trofeo Laigueglia, ma poi nel resto della stagione si fa vedere ben poco: gli unici due altri piazzamenti degni di nota arrivano tra Tour du Jura e Tour du Doubs. Per un lottatore come lui, abituato ormai a risultati importanti, il bilancio non è sufficiente.
Simone Petilli (Intermarché-Circus-Wanty), 6: Ottavo al Giro di Sicilia e terzo nella tappa di Campo Imperatore al Giro d’Italia: sono questi gli unici risultati di una stagione in cui il lombardo fatica ancora una volta a mettersi in mostra. Costretto al ritiro nella Corsa Rosa, porta invece a termine una Vuelta a España in cui si adopera soprattutto per i compagni, come per buona parte della stagione.
Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck), 9: Ormai il velocista di riferimento in gruppo è il 25enne belga. Ha centrato molte vittorie importanti, tra le quali spiccano le quattro tappe al Tour de France con annessa maglia verde. Si difende molto bene anche nelle corse di un giorno vincendo la Classic Brugge – De Panne e sfiorando la Parigi-Roubaix, dove ha dovuto cedere il passo al compagno Mathieu van der Poel. Difficile trovare dei difetti nel Philipsen attuale, che paradossalmente ha ancora margini di miglioramento.
Andrea Piccolo (EF Education-EasyPost), 5,5: Finalmente trovata la stabilità di una squadra per tutto l’anno, non riesce a ripetere le belle prestazioni vissute nello scorso finale di stagione, che avevano alzato le aspettative. Porta a termine la Vuelta, che a 22 anni è un fatto importante, nella quale si prende anche per un giorno la maglia rossa grazie ad una bella azione in fuga, un risultato che in qualche modo salva una stagione dalla quale ci si aspettava comunque qualcosa in più.
Thomas Pidcock (Ineos Grenadiers), 7,5: Il britannico porta a conclusione una buona campagna di primavera nonostante sia stato rallentato anche da una brutta caduta alla Tirreno-Adriatico: dopo aver aperto l’anno con una vittoria di tappa e il settimo posto finale alla Volta ao Algarve, il classe 1999 vince le Strade Bianche con un grande attacco di oltre 50 chilometri. Ripresosi dall’incidente nella Corsa dei due Mari, è poi protagonista nelle classiche delle Ardenne, dove è secondo alla Amstel Gold Race e terzo alla Liegi – Bastogne – Liegi. Nella seconda parte dell’anno poi raccoglie decisamente meno, complice anche la preparazione per il mondiale di Mountain Bike (poi vinto) e l’incertezza su come affrontare il Tour de France (se uomo di classifica o cacciatore di tappe).
Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), 8: L’ultima stagione da professionista è la migliore degli ultimi anni. Probabilmente anche più libero mentalmente, affronta il Giro e il Tour con grande piglio, vincendo in Italia la maglia di miglior scalatore. Non è arrivata la vittoria ma chiude senza rimpianti una carriera che di certo non rispecchia appieno il talento di questo ragazzo tanto umile quanto sfortunato.
Lucas Plapp (Ineos Grenadiers), 6,5: L’australiano, dopo aver riconfermato il titolo nazionale nella prova in linea a gennaio, nella prima parte di stagione ha la possibilità mettersi in mostra in prima persona e coglie al volo l’occasione chiudendo secondo l’UAE Tour. Nel resto della stagione poi lavora per i compagni di squadra.
Wouter Poels (Bahrain-Victorious), 8: Il 36enne neerlandese sembra aver trovato in questo 2023 una seconda giovinezza, sfruttando anche la grande esperienza accumulata negli anni per raggiungere risultati importanti. Questa stagione, infatti, gli ha portato in dote le prime due vittorie di tappa nei Grandi Giri: timbrando il cartellino tanto al Tour de France quanto alla Vuelta (in quest’ultima occasione riesce addirittura a mettersi alla spalle Remco Evenepoel). Ad inizio anno era stato anche sesto all’UAE Tour.
Tadej Pogačar (UAE Team Emirates), 9,5: Se non ci fosse stata quella crisi inaspettata al Tour de France, staremmo raccontando di una stagione da dominatore. Il talento dello sloveno non conosce limiti, tant’è che il rapporto tra giorni di corsa e vittorie è spaventosamente alto. Comincia a vincere già a febbraio con Vuelta a Andalucia seguita da Parigi-Nizza, Giro delle Fiandre, Amstel Gold Race e Freccia Vallone, mentre alla Liegi viene fermato soltanto da una brutta caduta. Torna a vincere ai Campionati Nazionali per poi affrontare un Tour inaspettatamente altalenante. Ai Mondiali è bronzo con il Lombardia che poi chiude la stagione con un altro trionfo schiacciante, il terzo di fila. Che altro aggiungere?
Nils Politt (Bora-Hansgrohe), 6: Nonostante la vittoria del campionato nazionale a cronometro la sua stagione è ancora una volta ben al di sotto delle aspettative. Soprattutto nelle classiche fatica a mettersi in mostra, raggiungendo come migliori risultati il settimo posto alla Omloop Het Nieuwsblad e il decimo al Fiandre. Il classe 1994 è comunque sempre disponibile quando c’è da dare una mano ai capitani.
Neilson Powless (EF Education-EasyPost), 7,5: Lo statunitense è sicuramente una delle sorprese della prima parte dell’anno, in cui riesce a mettersi in mostra su più terreni. Vincitore del GP La Merseillaise e dell’Eotile de Besseges, il classe 1996 è poi sesto in una Parigi-Nizza ricca di grandi nomi al via. Questi risultati aprono la strada ad una primavera di buon livello in cui è settimo alla Milano-Sanremo, terzo alla Dwars Door Vlaanderen e quinto al Fiandre. Nella seconda parte di stagione si lancia nella lotta per la Maglia a Pois al Tour de France, ma spreca molte energie nella prima settimana, con tante fughe che poi fruttano pochi punti e, una volta arrivate le montagne vere, è costretto a soccombere alla furia di Giulio Ciccone.
Domenico Pozzovivo (Israel-PremierTech), sv: Il lucano arriva in squadra solo il 6 marzo, ma si mette subito in mostra con un secondo posto di tappa e un sesto finale alla Settimana Coppi e Bartali. Il Covid, però, lo costringe a lasciare il Giro d’Italia e due infortuni lo rallentano nella seconda parte di stagione in cui è comunque settimo alla CIC – Mont Ventoux e quinto alla Route d’Occitanie.
LETTERA R
Laurenz Rex (Intermarché-Circus-Wanty), 6: Protagonista di una grande prova alla Roubaix (chiusa al nono posto), si aggiunge allo sterminato lotto di corridori belgi in grado di ben figurare nel panorama delle corse di un giorno. Si mette in mostra anche al Giro d’Italia e, con qualche altro buon piazzamento, convince la squadra a metterlo sotto contratto fino al 2026. Da tenere d’occhio nel prossimo futuro.
Aleksandr Riabushenko (Astana Qazaqstan), 5: Stagione anonima, sia nella prima metà, quando affronta una serie di corse senza mai mettersi in mostra, e ancor più nella seconda parte, quando in pratica sparisce del tutto dai radar.
Carlos Rodríguez Cano (Ineos Grenadiers), 7.5: Chiude al Tour al quinto posto, andando anche oltre i guai fisici accusati nelle ultime giornate di corsa. In precedenza aveva vinto una splendida tappa alpina e prima ancora aveva fatto vedere buone cose, pur senza eccellere, nelle varie corse a tappe di una settimana affrontata. Si regala un buon finale di stagione, prima pennellando una splendida cavalcata solitaria al Tour of Britain e poi accumulando esperienze nelle Classiche autunnali italiane. Perché non va dimenticato che ha compiuto 22 anni giusto da qualche settimana…
Oscar Rodriguez Garaicoechea (Movistar), 6: La sua è stata una stagione pesantemente condizionata dalla durissima caduta accusata al Giro d’Italia. Prima di allora era arrivato qualche sussulto, dopo la lenta ripresa si è visto giusto in qualche occasione. Proverà a rilanciare la sua carriera alla Ineos.
Cristian Rodriguez Martin (Arkéa-Samsic), 6,5: Uno dei migliori interpreti della sua squadra lungo tutta la stagione. Conduce in porto una Vuelta di buon livello, fra piazzamenti di giornata e il 13esimo posto nella classifica finale. Si fa vedere spesso anche nelle corse di un giorno con percorsi complicati, sfiorando in un paio di occasioni quella vittoria finora ottenuta solo sulle strade del Rwanda nel 2021. L’impressione è che possa crescere ancora, magari in contesti in cui la concorrenza non sia iper qualificata.
Primož Roglič (Jumbo-Visma), 9: La vittoria del Giro d’Italia basterebbe per rendere una stagione indimenticabile. Lui ci aggiunge il podio alla Vuelta a España (e chissà cosa avrebbe potuto succedere senza “ordini di scuderia”) e i successi alla Tirreno-Adriatico e alla Volta a Catalunya, confermandosi una volta di più corridore quasi imbattibile nelle corse a tappe di una settimana. Nel conto di una stagione da quindici successi ci sono anche la generale della Vuelta Burgos e il Giro dell’Emilia, oltre al terzo gradino del podio al Lombardia. Corridore straordinario, da vedere come si adatterà alla vita fuori da “casa-Jumbo”.
José Rojas (Movistar), 6: Chiude una carriera quasi ventennale con una stagione che inizia discretamente e che prosegue con una tendenza calante, fino alla mancata conferma da parte della squadra. Dopo l’addio di un anno fa di Valverde, con la sua uscita dal gruppo si chiude un’era per il ciclismo spagnolo.
Lorenzo Rota (Intermarché-Circus-Wanty), 6,5: Si conferma uno dei corridori italiani più interessanti, soprattutto nell’ambito delle corse di un giorno, anche se in questo 2023 non riesce a regalarsi neppure un successo. Secondo al Campionato nazionale, quarto al Laigueglia, quinto a Francoforte e piazzato con grande continuità in quasi tutte le gare affrontate, gli resta il rammarico del Giro d’Italia, in cui la caccia al successo di tappa è stata difficile da mettere in atto.
Luke Rowe (Ineos Grenadiers), 5,5: Sempre più votato al ruolo di regista in gara, non ha in pratica alcuna occasione per provare a mettersi in mostra. Nell’ambito delle Classiche del pavé prova a sostenere i compagni designati, ma il compito gli riesce solo in parte.
Einer Augusto Rubio Reyes (Movistar), 6,5: In una stagione grigia, almeno in quanto a vittorie, per la sua squadra, lui spicca come uno dei corridori più prolifici. Si impone in un arrivo in salita all’UAE Tour e va a vincere la tappa, accorciata ma molto combattuta, di Crans Montana al Giro d’Italia. È anche 11esimo nella classifica finale della Corsa Rosa, oltre che 16esimo in quella della Vuelta; in quest’ultimo appuntamento, però, raccoglie probabilmente meno di quanto lui e la squadra avrebbero voluto.
LETTERA S
Peter Sagan (TotalEnergies), 5: L’ultima stagione in gruppo del tre volte iridato sembra iniziare sotto i migliori auspici con la vittoria sfiorata in una frazione della Vuelta a San Juan, ma in realtà poi trascorre nell’anonimato. Certo, anche la sfortuna ci ha messo lo zampino: il classe 1990 è infatti costretto ad abbandonare sia Giro delle Fiandre sia Parigi – Roubaix per colpa di due brutte cadute. La decisione di lasciare la strada per tornare a dedicarsi alla mountain bike sembra comunque essere arrivata al momento giusto, al termine di una stagione senza successi e soprattutto con ormai ben poche motivazioni.
Sergio Samitier (Movistar), 5: Poco da segnalare, fatta eccezione per le giornate trascorse all’attacco durante il Tour of the Alps. Non entra mai nei primi dieci di un’ordine d’arrivo, a fronte di quasi 60 giorni di corsa, e non riesce a dare un fattivo contributo al bilancio di una squadra in cui ad un certo punto appariva come uno degli uomini sulla cui crescita poter puntare.
Luis León Sánchez (Astana Qazaqstan), 6: Il murciano fatica a mettersi in mostra per tutto l’arco del 2023, incappando anche in qualche caduta che gli rende tutto più difficile. Rimane comunque uno dei corridori più impegnati, tanto da portare a termine, con la sua ormai proverbiale generosità, il Giro d’Italia e anche la Vuelta a España, dopo aver dovuto abbandonare invece il Tour de France.
Marc Sarreau (Ag2r Citröen), 6: In soli 27 giorni di corsa riesce a mettere assieme qualche piazzamento e una vittoria di tappa, al Tour Poitou-Charentres. Complessivamente, si è confermato sui suoi livelli senza deludere, ma senza neppure far vedere qualcosa in più rispetto alle stagioni passate.
Kristian Sbaragli (Alpecin-Deceuninck), 6: Con i corridori che ha come compagni di squadra, viene chiamato spesso a svolgere lavoro di supporto. Lo fa, portando a termine il Giro d’Italia e riuscendo a strappare anche qualche discreto piazzamento nelle Classiche dell’autunno italiano. Protagonista al Campionato italiano (terzo), proverà a esserlo in più occasioni, nel prossimo anno, con la maglia della Corratec-Selle Italia.
Cristian Scaroni (Astana Qazaqstan), 6,5: Una delle note migliori della squadra kazaka, sia nelle corse di un giorno che durante le brevi corse a tappe. Chiude al secondo posto della generale la Arctic Race of Norway e inanella discreti piazzamenti, sfruttando la sua capacità di farsi valere in finali veloci e misti. Gli manca però la vittoria, ma c’è da star sicuri che tornerà a provarci fin dalle prime occasioni del 2024.
Maximilian Schachmann (Bora-hansgrohe), sv: Una luce, sotto forma di vittoria di tappa al Sibiu Tour, e tante difficoltà nel suo 2023: per il secondo anno consecutivo infortuni e Covid gli impediscono di esprimersi sui notevoli livelli a cui aveva abituato in passato.
Ide Schelling (Bora-hansgrohe), 6: Corridore decisamente altalenante, fa ottime cose in avvio di stagione, vincendo una tappa a dir poco complicata al Giro dei Paesi Baschi e raccogliendo alcuni buoni piazzamenti, oltre a una seconda vittoria stagionale, in Slovenia. Nella seconda metà d’anno in pratica sparisce. Riapparirà nel 2024, con un’altra maglia addosso, quella della Astana Qazaqstan.
Mauro Schmid (Soudal-QuickStep), 6,5: Un ottimo inizio di stagione sembra promettere un’ulteriore crescita rispetto alla già buona stagione passata. Vince la Coppi&Bartali, è protagonista al Giro dei Paesi Baschi e si fa anche vedere nelle corse delle Ardenne. Progressivamente, però, qualcosa si rompe nel rapporto con la squadra, che non lo seleziona per nessun Grande Giro e lo chiama in causa decisamente poco nella seconda metà di stagione, fino al divorzio, abbastanza agitato.
Florian Sénéchal (Soudal-QuickStep), 5,5: Un altro corridore che lascerà in questi giorni la Soudal-QuickStep, un altro corridore che non ha raccolto quanto avrebbe voluto, soprattutto nell’arco delle Classiche di Primavera, spesso chiuso da ordini di scuderia, rimanendo peraltro bloccato anche dalla nuova direzione presa dal team. Fa vedere qualcosa di più nelle gare belghe della seconda parte di stagione, ma rimane ben sotto le aspettative disegnategli intorno per via delle ottime cose mostrate nelle annate ormai alle spalle.
Eduardo Sepulveda (Lotto Dstny), 6: L’argentino si mette in mostra a luglio vincendo una tappa e la classifica generale della Vuelta a Castilla y Leon, ritagliandosi inoltre qualche giorno in vetrina lottando per la Maglia a Pois alla Vuelta. Complessivamente, raccoglie punti importanti per una squadra che ha ben presente l’obiettivo di tornare nel WorldTour non appena sarà possibile.
Gonzalo Serrano (Movistar), 6: In quanto a gare di un giorno, è una delle carte più importanti nel mazzo della sua squadra. In definitiva, qualcosa raccoglie, fra cui la vittoria del GP de Wallonie, ma non riesce a risaltare quanto lui e la sua formazione avrebbero probabilmente voluto.
Magnus Sheffield (Inoes Grenadiers), 6,5: Una brutta caduta al Giro di Svizzera, nello stesso tratto di strada in cui ha perso la vita Gino Mäder, ha diviso in due una stagione in cui comunque lo statunitense ha continuato a crescere e fare esperienza. Anche se non è arrivata la vittoria, il classe 2002 ha ottenuto alcuni interessanti piazzamenti, tra i quali spiccano il quarto posto al Tour Down Under, il terzo nella cronometro di apertura della Tirreno – Adriatico e i quarti posti nelle classifiche finali di CRO Race e Tour of Britain.
Quinn Simmons (Lidl-Trek), 5,5: Da tempo su di lui, che ha pur sempre solo 22 anni, ci sono parecchie attese. Nella stagione appena conclusa lo statunitense rimane lontano da queste, raccogliendo qualche buon piazzamento nelle primissime settimane (12esimo alla Strade Bianche), ma finendo per spegnersi presto. Il lampo del suo 2023 è il titolo nazionale in linea, il rammarico è il Tour de France, abbandonato nei primi giorni a seguito di una violenta caduta.
Pavel Sivakov (Ineos Grenadiers), 7: Come continuità di rendimento è probabilmente la miglior annata della sua carriera. Si piazza bene in pratica in tutte le corse affrontate, fatta eccezione per il Giro d’Italia, dove la sfortuna si accanisce, sotto forma di cadute, su di lui e sulla sua squadra. Gli ultimi mesi della stagione, quelli che porteranno con loro anche l’annuncio del passaggio alla UAE, sono eccellenti, soprattutto nell’ambito delle corse di un giorno: vince il Giro della Toscana, è secondo al GP Montréal e alla Coppa Sabatini e terzo al Memorial Pantani. Stecca, però, al Lombardia, con la mente probabilmente già rivolta al futuro cambio di maglia.
Mattias Skjelmose Jensen (Lidl-Trek), 8: Che avesse del talento era indubbio, ma che potesse entrare nel novero dei migliori 20 del panorama mondiale era tutto da vedere. Il danese ha portato a termine una stagione di totale eccellenza, iniziando a brillare ai primi di febbraio e smettendo di farlo a settembre. Nel mezzo ci sono sette successi, fra cui una tappa e la classifica finale del Giro di Svizzera. Recita da protagonista al Tour, dove prima prova a coltivare ambizioni personali, senza riuscirvi, e poi si dedica alle fortune dei compagni, con ottimi risultati. Spicca anche nella settimana delle Ardenne: alla Freccia Vallone è l’ultimo a inchinarsi a Tadej Pogačar, a Liegi ed Amstel tiene botta fino all’ultimo per giocarsi piazzamenti di alto livello. Vince anche il titolo nazionale in linea (e in Danimarca ultimamente non è cosa da poco). Da vedere se e come proseguirà la sua crescita, anche in chiave Grandi Giri.
Toms Skujiņš (Lidl-Trek), 7: Il lettone porta a termine la miglior stagione della carriera. Al Giro d’Italia è uno dei più pimpanti animatori delle giornate di gara, andando ripetutamente in fuga e chiudendo per cinque volte fra i primi dieci di giornata. Si fa vedere anche nelle Classiche, piazzandosi molto bene a San Sebastian (sesto) e discretamente alla Strade Bianche e alla Freccia del Brabante, oltre che nella più “giovane” Maryland Classic. Complessivamente, mostra qualità e carattere che gli saranno sicuramente utili nelle prossime stagioni.
Dion Smith (Intermarché-Circus-Wanty), 5: Lo scorso anno di questi tempi era ritenuto un movimento di CicloMercato molto interessante, ma il neozelandese ha portato ben poco al mulino della squadra belga. Il settimo posto alla Cadel Evans Road Race è il risultato più significativo di una stagione passata quasi interamente in coda al gruppo.
Matteo Sobrero (Team Jayco AlUla), 7: Un successo lo porta a casa dal Giro d’Austria. Si mette inoltre più volte in mostra, soprattutto nella prima metà della stagione, quando lotta per le posizioni di rilievo negli ordini d’arrivo di Giro dei Paesi Baschi e Giro di Romandia. Sale sul podio nella cronometro tricolore e sfiora la pesante vittoria di tappa alla Vuelta a España, battuto solo da uno specialista delle fughe come Lennard Kämna. Chiude un po’ in calando e ripartirà, nel 2024, con la maglia della Bora-hansgrohe.
Marc Soler (UAE Team Emirates), 6,5: Corridore storicamente difficile da decifrare, e da giudicare, corre da protagonista la Vuelta a España, trascorrendo quasi una settimana di gara al secondo posto della generale e cullando per qualche giorno anche l’idea di provare a fare classifica fino in fondo (a Madrid è poi 14esimo). Per il resto, al Tour de France fa il suo per sostenere Tadej Pogačar e nelle corse a tappe di una settimana si ritaglia qualche spazio di qualità, chiudendo al quarto posto la Volta a Catalunya.
Iván Ramiro Sosa (Movistar), 5,5: Un altro contributo che è decisamente mancato nel bilancio stagionale della squadra spagnola. Qualche lampo fra Vuelta Asturias e Tour of the Alps, ma in definitiva il raccolto è stato molto al di sotto delle attese. Lascia qualche dubbio il fatto che la Movistar non lo abbia selezionato per nessuno dei tre Grandi Giri.
Geoffrey Soupe (TotalEnergies), 7: Vince una tappa e la classifica generale de La Tropicale Amissa Bongo e, soprattutto, firma l’impresa che vale quasi una carriera imponendosi in una volata, per quanto strana, della Vuelta a España, ottenendo in quella occasione il primo successo della sua carriera fuori dai confini del Gabon.
Mark Stewart (Bolton Equities Black Spoke), 6,5: Fa buone cose nella prima parte di stagione, salendo sul podio della Per Sempre Alfredo e del GP Industria & Artigianato e portando così la maglia della Professional neozelandese sulla ribalta della scena europea. Anche nel resto dell’anno rimane uno dei corridori più vivaci della formazione oceaniana, indirizzata però verso la definitiva chiusura. Lui proverà a rilanciarsi, nel 2024, con la maglia della Corratec-Selle Italia.
Corbin Strong (Israel-Premier Tech), 7: La qualifica di giovane interessante ormai gli sta stretta. Si piazza con grande continuità fin dalle primissime corse dell’anno e chiude da brillante protagonista l’intervallo di corse autunnali italiane, piazzandosi quarto al Giro del Veneto. In mezzo ci sono, fra le altre cose, il notevolissimo secondo posto al GP Québéc, un successo di tappa al Giro del Lussemburgo e un Tour de France, il primo Grande Giro della carriera, portato a termine e costellato da qualche discreto piazzamento in volata. L’impressione è che per lui il meglio debba ancora venire.
Jasper Stuyven (Lidl-Trek), 6: Al netto dell’impegno profuso sulla scena Gravel, dove si laurea campione europeo, chiude una stagione appena discreta. Entra ancora nella Top 10 della Milano-Sanremo, ma nell’arco della primavera non riesce a spiccare particolarmente, restando in secondo piano rispetto al compagno Pedersen. Al Tour de France ha poche occasioni per mettersi in mostra e nelle classiche dell’autunno franco-belga non va oltre piazzamenti da seconda pagina nell’ordine d’arrivo. La giornata migliore della sua stagione è probabilmente quella del Mondiale in linea, che chiude con un buonissimo, data la durezza della corsa, sesto posto.
Zdeněk Štybar (Team Jayco AlUla), sv: Il declino era iniziato già da qualche stagione, ma il 2023 ha rappresentato un mesto finale per la carriera di un corridore che ha saputo essere grande interprete sulla scena internazionale, soprattutto nelle corse di un giorno. Pur lottando, non trova mai il colpo di pedale giusto ed è in pratica costretto ad annunciare il ritiro dall’attività su strada visti i problemi di salute.
Ben Swift (Ineos Grenadiers), 6: Stagione dopo stagione, si ritrova sempre più cucito addosso il ruolo di gregario. Non viene mai meno ai suoi compiti, quando la squadra lo chiama al lavoro, mentre sul piano individuale non ha in pratica mai un’occasione per provare a raccogliere alcunché, pur concedendosi un giorno in libera uscita con la fuga di inizio giornata al Lombardia.
LETTERA T
Rein Taaramäe (Intermarché-Circus-Wanty), 6: Comincia bene, curando la classifica al Tour of Oman e facendo cose discrete al Giro dei Paesi Baschi. Esce di scena a metà Giro d’Italia, prima di riuscire a lasciare qualche segno da attaccante, e chiude la stagione su tonalità basse, se si eccettua un terzo posto in una tappa del Czech Tour. La carta d’identità dice quasi 37 e gli toccherà scavare nel serbatoio delle energie per raccogliere nuove soddisfazioni nella stagione entrante.
Harold Tejada (Astana Qazaqstan), 6,5: Arriva al ragguardevole numero di 80 giorni di corsa, risultando uno dei corridori più utili alla causa della squadra kazaka. Al Tour de France prova più volte l’attacco da lontano, con destini sempre avversi. Raccoglie qualche discreto piazzamento qua e là (ottavo al Gran Piemonte) e contribuisce all’ampio raccolto di punti messo in atto dall’Astana al Giro di Turchia.
Natnael Tesfatsion (Lidl-Trek), 6: Qualche buon segnale, soprattutto in giornate di gara caratterizzate da profili altimetrici irregolari e da finali insidiosi. Va sul podio di tappa in una frazione del Delfinato segnata da un ordine d’arrivo di altissimo livello, ma, complessivamente, non riesce a dare continuità ai progressi mostrati nella stagione precedente pagando probabilmente il salto nella massima categoria e la necessità di ambientarsi
Mike Teunissen (Intermarché-Circus-Wanty), 6,5: Cambia squadra per trovare più agio nell’inseguire soddisfazioni personali e tendenzialmente l’obiettivo è centrato. Vince la tappa più affascinante del Renewi Tour, si impone anche in un arrivo del Giro di Norvegia e mette insieme diversi altri risultati di buon livello, nell’arco di tutta la stagione. Nelle Classiche del Nord era però atteso a qualcosa in più, così come nell’arco del Tour de France, chiuso senza lanciare alcun segnale.
Dylan Teuns (Israel-Premier Tech), 5,5: Si vede a sprazzi, ma non riesce a riproporsi sui livelli toccati nelle passate stagioni. Chiude l’anno senza vittorie e con il secondo posto al Grand Prix de Wallonie come miglior risultato. Al Tour de France prova a lasciare il segno entrando nelle fughe nelle tappe di montagna, ma quando il gioco si fa duro tende a scivolare indietro. Qualche buon piazzamento nelle corse a tappe di una settimana, utili soprattutto nella corsa verso il ritorno nel WorldTour da parte della sua squadra.
Gerben Thijssen (Intermarchè-Circus-Wanty), 7: Velocista in netta crescita, chiude la miglior stagione della sua carriera su strada. Mette in fila quattro successi sulle strade belghe (la Bredene-Koksijde è la più importante per quel che concerne le categorie UCI) e risulta uno dei corridori più prolifici della sua formazione, raccogliendo tanti punti utili per la causa collettiva.
Benjamin Thomas (Cofidis), 5: L’attenzione è concentrata decisamente sulla pista, con Parigi 2024 ben presente nella sua mente. Il risultato, per quel che riguarda la strada, è una stagione decisamente sotto traccia: nel bilancio di fine anno c’è una vittoria, nella cronometro della 4 Giorni di Dunkerque, e c’è pochissimo altro. Rispetto a quanto visto nel 2022, il francese ha fatto un netto passo indietro, probabilmente però programmato.
Geraint Thomas (Ineos Grenadiers), 7,5: Punta tutto sul Giro d’Italia e va vicinissimo a una vittoria finale che, considerati i 37 anni, sarebbe stata quasi storica. La sua impeccabile regolarità viene vanificata nell’ultima cronometro, ma il secondo posto sul podio di Roma è tutto meno che una delusione. Affronta anche la Vuelta a España, senza curare la classifica e senza però riuscire a portare a casa soddisfazioni parziali. Nel 2024 riproverà probabilmente l’assalto al Trofeo senza Fine, ma, vista la concorrenza annunciata, dovrà riuscire a fare anche meglio di quello che ha fatto quest’anno.
Antonio Tiberi (Trek-Segafredo/Bahrain Victorious), 6,5: L’inizio dell’anno fa ben sperare, con le buone prestazioni fra Tour Down Under e UAE Tour. Poi, viene fuori la burrasca del fatto di cronaca (di cui se volessimo tener conto farebbe crollare il voto) che lo vede prima sospeso e poi appiedato da quella che era ancora Trek-Segafredo. Cambia squadra e riesce, dopo un periodo di assestamento, a rilanciarsi, facendo bene alla Vuelta a España e raccogliendo discreti piazzamenti fra Gran Piemonte e Lombardia.
Rasmus Tiller (Uno-X Pro Cycling Team), 7: È una delle “bocche da fuoco” della squadra scandinava, soprattutto per quel che riguarda le Classiche di un giorno. Lui si conferma solido e continuo, anche se gli è mancato ancora qualcosa per competere al massimo livello nelle corse più importanti. Vince comunque una gara complicata come la Dwars door het Hageland, si impone anche in una frazione del Tour of Britain e raccoglie una lunga serie di piazzamenti, che fanno bene al suo morale e anche alle ambizioni-promozione della Professional norvegese. Da vedere se riuscirà a compiere un ulteriore salto di qualità nel prossimo futuro.
Marco Tizza (Bingoal WB), 6: Prosegue la sua avventura belga e lo fa raccogliendo una sequenza di buoni piazzamenti, soprattutto nella prima metà della stagione. Si fa notare anche in corse dove la concorrenza è di primissimo livello, confermandosi corridore di fondo e di grande affidabilità.
Antwan Tolhoek (Lidl-Trek), 5: Una stagione del tutto anonima, che lo porta a non essere confermato dalla sua squadra e a cercare il rilancio in una formazione Continental, seppur molto ambiziosa, portoghese. I fasti del periodo Jumbo sono molto lontani, ora per lo scalatore neerlandese la sfida è quella di provare a tornare almeno a un buon livello internazionale.
Alessandro Tonelli (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), 6: Al Giro d’Italia ci prova spesso, raccogliendo piazzamenti di qualità nella tappa di Fossombrone e, soprattutto, in quella di Rivoli. Affronta da attaccante a lunga gittata la Milano-Sanremo e altre corse di alto livello, riuscendo inoltre a portare alla causa della squadra non solo visibilità, ma anche qualche piazzamento utile.
Jan Tratnik (Jumbo-Visma), 6: Trascorre la primavera al servizio dei compagni prima di essere costretto a saltare il Giro d’Italia per via di una caduta giusto alla vigilia della Corsa Rosa. Torna in azione alla Vuelta a España, dove dà il suo contributo al dominio di squadra messo in atto nell’arco delle tre settimane. Sulla carta, ha i mezzi per essere un corridore di primo piano anche in chiave individuale, ma l’impressione è che ormai sia votato ai compiti di gregariato, nell’ambito di una squadra che ha tantissime punte.
Matteo Trentin (UAE Team Emirates), 7: Chiude l’anno senza successi, ma rimane uno dei corridori più continui del lotto. Si piazza spesso, affrontando con carattere la sequenza Sanremo-Fiandre-Roubaix e sfiorando più volte la vittoria di peso, prima al Delfinato e poi al Renewi Tour. Non si risparmia neanche in autunno, anche se i risultati iniziano a diminuire di spessore. Lo attende ora l’avventura Tudor, contesto in cui avrà sicuramente margini più ampi di manovra personale.
Ben Tulett (Ineos Grenadiers), 6,5: Prosegue il suo percorso di crescita e di studio, in direzione della “laurea” in corse a tappe. Chiude la stagione vincendo la generale del Giro di Norvegia e piazzandosi seconda in quella del Giro di Ungheria. Quando il livello si alza, però, sembra che gli manchi ancora parecchio per tenere il passo dei migliori. La curiosità, ora, sta negli effettivi risultati del processo di sviluppo studiato per lui dalla squadra britannica.
Anthony Turgis (TotalEnergies), 6: “Classicomane” se ce n’è uno, rimane però sotto i livelli toccati nelle stagioni precedenti. Di nuovo fra i migliori alla Sanremo, ma stavolta è “solo” nono, combatte per piazzamenti da seconda pagine nelle altre grandi corse del calendario primaverile. Il Tour de France corre via senza particolari acuti e alla fine il miglior risultato stagionale è il secondo posto alla Super 8 Classic (ex Primus Classic).
Ben Turner (Ineos Grenadiers), 6: Parte fortissimo, vincendo la Vuelta Murcia e solo un super Tadej Pogačar fa meglio di lui in una corsa esigente come la Jaén Paraiso Interior. In primavera accusa però un duro infortunio, cadendo al Giro delle Fiandre, e non riuscirà più a riemergere. Da lì in poi si registreranno infatti il ritiro a metà Tour de France e una serie di gare affrontate in maniera abbastanza anonima.
LETTERA U
Cian Uijtdebroeks (Bora-hansgrohe), 7,5: Prima di diventare protagonista di una telenovela di CicloMercato, il talento belga ha vissuto una stagione positiva, considerata la ancor giovanissima età. Il primo Grande Giro della carriera, la Vuelta, lo porta a termine con un ottavo posto finale e con diverse dimostrazioni di qualità sui percorsi più duri. Si mette in mostra anche nelle altre corse a tappe affrontate, raccogliendo buoni piazzamenti in contesti esigenti come quelli del Giro di Svizzera e del Giro di Romandia e portando una delle squadre più importanti del mondo, la Visma | Lease a Bike, a decidere di puntare fortissimo su di lui per il futuro.
Diego Ulissi (UAE Team Emirates), 7: Allunga una volta di più la serie di stagioni con almeno un successo (questa volta sulle strade dell’Oman), confermandosi atleta di grande longevità sportiva. Nell’arco della stagione si fa sempre notare negli ordini d’arrivo, quando le strategie di squadra gli lasciano la possibilità di farlo: chiude infatti fra i migliori sia il Giro di Slovenia che il Giro del Lussemburgo. Non fa mancare il suo apporto neppure nelle corse autunnali italiane, mentre il Giro d’Italia lo completa sì, ma senza particolari acuti.
Rigoberto Urán (EF Education-EasyPost), 5,5: La traiettoria imboccata non pare più modificabile, tanto che la prossima sarà l’ultima stagione di una carriera comunque memorabile. Restando al 2023, il colombiano saluta il Giro d’Italia dopo nove anonime tappe e conclude il Tour de France dopo aver provato, senza successo, qualche attacco da lontano. Le cose vanno un po’ meglio nelle gare di una settimana (sesto al Giro di Svizzera), ma alla fine il piatto dei risultati rimane abbastanza vuoto.
LETTERA V
Attila Valter (Jumbo-Visma), 6,5: Annata interessante per l’atleta ungherese, che si comporta bene soprattutto nelle corse di un giorno. Dopo il quinto posto alla Strade Bianche, sfiora la top10 alla Freccia Vallone e conquista il successo in entrambi i Campionati Nazionali, portando poi a termine la Vuelta con buone prestazioni assistendo al meglio il trio delle meraviglie Kuss-Vingegaard-Roglic e guadagnandosi con merito un posto al sole nella corazzata Jumbo-Visma.
Wout Van Aert (Jumbo-Visma), 6: Stagione un po’ a due facce quella del belga, che è quasi sempre tra i migliori ma non riesce praticamente mai ad andare a segno negli appuntamenti importanti, fallendo i principali obiettivi e perdendo gli scontri diretti con gli altri big. D’altra parte, però, non si può parlare di un’annata totalmente negativa, visti i risultati ottenuti (cinque vittorie, sul podio a Sanremo, Roubaix, Mondiali ed Europei) e le qualità mostrate, oltre alla consueta generosità (forse anche troppa) verso i compagni di squadra, ma di sicuro nel 2024 dovrà mostrare maggiore concretezza, soprattutto nelle classiche.
Tom Van Asbroeck (Israel-Premier Tech), 6: Apporto regolare per l’esperto belga, che fa valere la propria esperienza e riesce a dare il meglio soprattutto in volata raggiungendo il risultato più prestigioso proprio in chiusura di stagione con il settimo posto alla Parigi-Tours.
Greg Van Avermaet (Ag2r Citroën), 5: L’ultima stagione del campione olimpico di Rio 2016 scorre via senza grossi risultati, in particolare nelle “sue” classiche del Nord, dove resta sempre molto lontano dai migliori. Gli unici risultati li ottiene a maggio in alcune corse francesi, conquistando anche l’ultimo successo della carriera alla Boucles de l’Aulne, ma non bastano a convincere la squadra a portarlo al Tour de France.
Dylan Van Baarle (Jumbo-Visma), 7: Prima corsa con la nuova squadra, la Omloop Het Nieuwsblad, e prima vittoria per il classe 1992, che poi però è costretto a saltare quasi tutta la campagna del Nord per via di un infortunio. A giugno riesce a conquistare il titolo nazionale, ma è soprattutto al servizio dei compagni di squadra che si rivela importante, partecipando ai trionfali Tour de France e Vuelta a España e, con la nazionale, ai Mondiali vinti da Van Der Poel.
Lars Van Den Berg (Groupama-FDJ), 5: Non si vedono grandi segnali di miglioramento al termine di un’altra stagione senza grandi acuti. Riesce a portare a termine il Tour de France, ma dovrà fare molto di più per guadagnarsi il rinnovo di contratto a fine 2024.
Marijn Van Den Berg (EF Education-EasyPost), 7: Mostra una decisa crescita in questo 2023, dove riesce a cogliere le prime affermazioni tra i professionisti. Sono tre le vittorie da lui conquistate, tra cui una tappa al Giro di Polonia, oltre a numerosi piazzamenti in tutto l’arco della stagione, compresa una top-20 alla Milano-Sanremo e cinque top-10 alla Vuelta, che hanno rappresentato rispettivamente la sua prima Monumento e il suo primo Grande Giro.
Mathieu Van Der Poel (Alpecin-Deceuninck), 10: Stagione praticamente perfetta quella del fenomeno neerlandese, che quando fissa un obiettivo riesce quasi sempre a centrarlo. Si porta a casa due Classiche Monumento come Milano-Sanremo e Parigi-Roubaix e il titolo iridato in linea a Glasgow, unendolo a quello ottenuto a inizio anno nel ciclocross, primo corridore nella storia a conquistare entrambe le maglie arcobaleno. Oltre ad altre tre vittorie “minori” e ai secondi posti a Giro delle Fiandre e E3 Saxo Classic, il 28enne si rivela utilissimo come ultimo uomo di Jasper Philipsen al Tour de France, che personalmente vive in tono minore in funzione dei Mondiali, scelta poi rivelatasi azzeccata.
Mick Van Dijke (Jumbo-Visma), 5,5: Annata ancora senza vittorie per il giovane neerlandese, che stenta a ritagliarsi spazio all’interno della Jumbo-Visma.
Tim Van Dijke (Jumbo-Visma), 6: Il gemello di Mick se la cava meglio rispetto al fratello con diversi buoni piazzamenti e la vittoria sfiorata in un paio di occasioni.
Lennert Van Eetvelt (Lotto Dstny), 7: Ottimo impatto tra i professionisti per il 22enne scalatore belga, che vince l’Alpes Isère Tour, una tappa al Sibiu Tour e porta a termine la Vuelta andando oltretutto più volte in fuga e arrivando vicino al successo di tappa in almeno due occasioni. Se saprà mantenere le promesse, siamo davanti a uno dei protagonisti delle corse a tappe del futuro.
Dries Van Gestel (TotalEnergies), 6: Pur non trovando la vittoria, come accaduto nel 2022, il belga coglie diversi piazzamenti (compreso un terzo posto in volata alla Vuelta) ed è, dopo il solo Burgaudeau, il corridore della squadra che porta più punti.
Nathan Van Hooydonck (Jumbo-Visma), 7,5: Il grave problema cardiaco a causa del quale rischia la vita in un incidente d’auto a settembre, costringendolo a chiudere anzitempo la carriera, priva la sua squadra di un elemento preziosissimo a supporto dei capitani, ma anche di un potenziale futuro protagonista delle classiche del Nord. I risultati della primavera, con diversi bei piazzamenti nonostante il lavoro per Van Aert, facevano infatti intravedere una bella crescita da parte sua e avrebbero forse permesso alla squadra di contare su una pedina in più per le gare del pavé nei prossimi anni, ma purtroppo non lo sapremo mai.
Boy Van Poppel (Intermarché-Circus-Wanty), 6: Il suo compito è principalmente quello di gregario e di ultimo uomo per i velocisti del team e lo svolge bene. A sorpresa, riesce però anche a trovare un bel piazzamento alla Vuelta a España, chiudendo terzo nella volata di Zaragoza.
Danny Van Poppel (Bora-hansgrohe), 7,5: Se già nel 2022 la stagione del 30enne neerlandese era stata positiva, questa lo è stata ancora di più, anche perché, a differenza dello scorso anno, in questo riesce a conquistare anche due vittorie, seppur non particolarmente rilevanti. Per il resto, raccoglie numerosi piazzamenti e tanti punti e, in una squadra votata soprattutto alle salite e alle gare a tappe, si conferma uno degli elementi più importanti per quanto riguarda le volate e le classiche meno impegnative.
Ilan Van Wilder (Soudal-QuickStep), 7,5: Rispetto alle stagioni precedenti, riesce a trovare un po’ più di spazio e ciò si riflette nei risultati, che mostrano anche una certa crescita personale. Già in evidenza alla Volta ao Algarve, il belga sfiora poi la top-10 finale al Giro d’Italia, iniziato come gregario del poi ritirato Evenepoel, ma è soprattutto nella seconda metà dell’anno che si mette in evidenza conquistando diversi buoni piazzamenti e le prime vittorie, una tappa e la classifica generale del Giro di Germania e la Tre Valli Varesine.
Henri Vandenabeele (Team dsm-firmenich), sv: Prosegue la sfortuna per il giovane belga, che anche nella seconda (e ultima) annata con la dsm corre pochissimo (solo 18 giorni), saltando il Giro per il Covid e chiudendo la stagione già a giugno a causa di un virus.
Harm Vanhoucke (Team dsm-firmenich/Lotto Dstny), 5,5: Approdato alla dsm a inizio anno, il belga lascia la squadra ad agosto per tornare al suo team precedente a causa di divergenze sul suo ruolo. L’unico risultato che ottiene con la formazione neerlandese è un decimo posto all’UAE Tour, mentre con la Lotto Dstny vince una tappa in una corsa minore in Repubblica Ceca, ma per ora non sembra fare passi avanti nella sua carriera.
Sep Vanmarcke (Israel-Premier Tech), sv: Specialista delle classiche, il classe 1988 riesce a cogliere qualche piazzamento in quella che si rivelerà essere la sua ultima campagna del Nord, salendo anche sul podio alla Gan-Wevelgem. A luglio, poi, la scoperta di un problema cardiaco lo costringe a chiudere anzitempo la carriera.
Mauri Vansevenant (Soudal-QuickStep), 5,5: Un solo acuto a inizio stagione al Tour of Oman, poi un infortunio lo tiene tre mesi lontano dalle corse e, quando rientra, non riesce più a mettersi in evidenza se non nell’ultima tappa del Giro del Lussemburgo. Infortunio a parte, l’impressione è che abbia fatto un leggero passo indietro rispetto alle belle cose fatte vedere nel suo primo anno tra i professionisti, ma il rinnovo fino al 2026 con il Wolfpack gli darà tempo per tornare a farsi vedere.
Kévin Vauquelin (Arkéa-Samsic), 6,5: La stagione parte molto bene, con numerosi piazzamenti e le vittorie al Tour des Alpes Maritimes et du Var e al Tour du Jura. In seguito, però è costretto a fare i conti con un lungo e fastidioso infortunio che lo condiziona nel resto dell’anno.
Simone Velasco (Astana Qazaqstan), 7,5: Un 2023 che può rappresentare la svolta per il classe 1995, che è stato tra i pochi elementi positivi della sua squadra. Se nella prima parte dell’anno arrivano una vittoria (una tappa alla Volta Valenciana), due top-20 a Amstel e Liegi e un paio di piazzamenti al Giro, il salto di qualità arriva con la conquista del titolo italiano a fine giugno: da lì in avanti, infatti, l’azzurro riesce spesso a mettersi in evidenza (tanto da venir convocato anche ai Mondiali) e ottiene qualche buon risultato, anche in corse di livello (da sottolineare il quinto posto al GP de Monteal).
Andrea Vendrame (Ag2r Citroën), 6,5: Nessuna vittoria ma tanti piazzamenti per l’azzurro che sale comunque sul podio a Muscat Classic, Trofeo Laigueglia e nella seconda tappa della Vuelta a España. Le volate di gruppo non sono esattamente il suo pane ma ormai ci ha abituati a vederlo spendersi con generosità appena ce n’è l’occasione. L’unico rammarico è quello di non essere riuscito a portare a termine il Giro d’Italia a causa del Covid.
Clément Venturini (Ag2r Citroën), 6,5: Stagione “classica” per lo sprinter transalpino, che come al solito non vince ma riesce a trovare tanti piazzamenti che portano punti preziosi alla squadra.
Florian Vermeersch (Lotto Dstny), 6,5: Un altro dei talenti della formazione belga si è decisamente ben comportato nel corso di tutta la stagione, pur fermandosi troppe volte a un passo dal successo. In ogni caso ha avuto l’opportunità di immagazzinare esperienza correndo il Tour de France e le classiche più importanti, dimostrandosi all’altezza sia al Giro delle Fiandre che alla Parigi-Roubaix, entrambe chiuse a ridosso della top10.
Gianni Vermeersch (Alpecin-Deceuninck), 6: È uno degli uomini di esperienza a supporto di van der Poel nelle classiche di primavera. Non delude le aspettative, guadagnandosi la proverbiale pagnotta e scortandolo al meglio il capitano quando ce n’era bisogno, ovvero a Milano-Sanremo, Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix.
Ethan Vernon (Soudal-QuickStep), 7: Secondo anno da professionista in crescita per il giovane britannico, che però fatica a scalare le gerarchie della Soudal-QuickStep e infatti cambierà squadra a partire da gennaio. Ruota veloce di sicuro talento, apre bene la stagione con diverse vittorie, la più prestigiosa delle quali al Giro di Romandia, proseguendo altrettanto bene fino a guadagnarsi la convocazione per il Giro del Delfinato, dove però non brilla. Quinto ai Mondiali a crono, conclude la stagione con tanti altri piazzamenti.
Carlos Verona (Movistar), 6: Dopo un 2022 notevole, non riesce a ripetersi. Disputa comunque una stagione generosa, incentrata principalmente sul Giro d’Italia dove, oltre a correre in supporto ad Almeida, cerca più volte la fuga, non andando oltre il quinto posto nella tappa di Fossombrone.
Jay Vine (UAE Team Emirates), 5,5: Non è riuscito a confermare le grandi aspettative con cui era arrivato alla UAE soprattutto a causa della sfortuna. Dopo l’ottima affermazione in casa al Tour Down Under, un infortunio al ginocchio nel rallenta la preparazione in vista del Giro d’Italia, dove cade in discesa ritrovandosi fuori classifica. Non riesce a rialzarsi nemmeno alla Vuelta, che deve abbandonare anche in questo caso dopo una caduta. In ogni caso la squadra ha deciso di rinnovargli il contratto fino al 2027, dimostrandogli fiducia incondizionata.
Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma), 10: Non sarà un asso pigliatutto a livello di Pogacar ma poco ci manca. Sgretola la resistenza proprio dello sloveno in un altro trionfale Tour de France ma anche il resto della stagione è spettacolare con le vittorie in Giro dei Paesi Baschi e Giro del Delfinato. Alla Vuelta vive il surreale “trialismo” con i compagni Kuss e Roglic, condedendosi il lusso di vincere due tappe, tra cui l’iconico arrivo sul Tourmalet. Alla fine non affonda su Kuss, ma avrebbe potuto fare tranquillamente doppietta.
Attilio Viviani (Team corratec-Selle Italia), 6,5: Buona stagione di rilancio per il velocista che vince una tappa al Tour of Qinghai Lake e raccoglie molti altri piazzamenti, soprattutto in corse lontane dall’Europa.
Elia Viviani (Ineos Grenadiers), 5,5: Gli anni passano anche per il veronese che si limita al ruolo di chioccia vince soltanto una tappa alla Cro Race e una al Tour of Guangxi nel finale di stagione. Per il resto non partecipa a Grandi Giri e e raramente si vede nelle prime posizioni.
Aleksandr Vlasov (Bora-hansgrohe), 7: Stagione di buon livello ma con qualche recriminazione per il russo che è stato costretto a ritirarsi al Giro d’Italia a causa del Covid quando era in corsa per il podio. Torna a buon livello alla Vuelta, che chiude al settimo posto e poi al Lombardia, dove si deve accontentare di una pur onorevolissima quarta piazza.
Loïc Vliegen (Intermarché-Circus-Wanty), 5,5: Le discrete prestazioni del 2022 non trovano conferma in questa stagione, con il belga che coglie solo due top-10, non venendo confermato dalla squadra.
Alexis Vuillermoz (TotalEnergies), sv: Dopo un positivo 2022, l’esperto transalpino non riesce a ripetersi in questo 2023, soprattutto a causa di problemi fisici che non gli permettono quasi mai di essere al top e gli consentono di mettere insieme solo 30 giorni di gara.
LETTERA W
Søren Wærenskjold (Uno-X Pro Cycling Team), 7,5: Tra le grandi promesse del ciclismo norvegese, il 23enne inizia a mostrare il proprio talento in questo 2023 conquistando le prime vittorie tra i professionisti, con un bottino che a fine stagione recita sei successi. Passista dotato di un ottimo spunto, l’ex iridato U23 a crono sembra poter avere un futuro da corridore da classiche del Nord visto anche il suo 22esimo posto alla Roubaix.
Jelle Wallays (Cofidis), 5: Stagione in tendenza con quelle precedenti, con pochissime luci e tanti chilometri percorsi nelle retrovie del gruppo. Non riesce a spiccare in alcuna situazione di gara e, senza prospettive agonistiche all’orizzonte, si vede costretto a prendere la decisione di chiudere una carriera che ha visto i suoi anni migliori fra il 2014 e il 2019.
Matthew Walls (Bora-hansgrohe), 5,5: Già reduce da una spaventosa caduta in pista nel 2022, un incidente in allenamento lo mette fuori causa nel cuore di questa stagione, anche se fino a quel momento aveva fatto pochino. Lancia giusto qualche segnale nelle volate del Giro di Turchia (anche un secondo posto), prima di iniziare a pensare alla nuova esperienza, che vivrà con i colori della Groupama-FDJ a partire dal 2024.
Maximilian Walscheid (Cofidis), 6,5: Una primavera notevole, in cui sembra più marcata la sua trasformazione da velocista puro a corridore da classiche. Si piazza ottavo alla Roubaix e raccoglie altri buoni piazzamenti, sia nei finali veloci che nelle corse più selettive. Nella seconda parte di stagione viene meno chiamato in causa e può iniziare a pensare alla nuova avventura di carriera, che lo vedrà in azione con la maglia del Team Jayco AlUla.
Tim Wellens (UAE Team Emirates), 7: Cambia radicalmente scenario, passando da una squadra in cui era uno dei riferimenti a un’altra in cui è uno di tanti ottimi corridori. Si cala comunque molto bene nella nuova condizione e conduce una primavera tutto sommato buona, interrotta solo da una caduta al Giro delle Fiandre. Alla fine, sul piano delle vittorie, porta a casa la generale del Renewi Tour (ex Benelux Tour) e una tappa alla Vuelta a Andalucia, convincendo la squadra a dargli più responsabilità in vista del 2024.
Stephen Williams (Israel-Premier Tech), 6,5: Tante buone indicazioni per il corridore gallese, che vince una tappa e la classifica generale dell’Arctic Race of Norway e si ritaglia un ruolo importante nelle gerarchie di una squadra in cui i nomi pesanti non mancavano. Si dimostra continuo e affidabile, tanto da portare a termine un discreto Giro d’Italia e da raccogliere piazzamenti di spessore, soprattutto nella seconda parte di stagione.
Michael Woods (Israel-Premier Tech), 7: Gli anni passano, ma il canadese rimane competitivo. Nelle sue gambe c’è forse meno esplosività, ma il fondo rimane di altissima qualità. Così riesce a vincere una delle tappe più prestigiose del Tour de France, quella con arrivo al Puy-de-Dôme, a portare a casa una frazione e la generale della Route d’Occitanie e ad essere protagonista anche sulle strade delle Ardenne (quarto alla Freccia Vallone e 12esimo alla Liegi), oltre che alla CIC Mont Ventoux, dove è secondo. Ora, con la carta d’identità che guarda ai 38, punta al Giro d’Italia e a un successo di tappa che lo farebbe entrare nel ristretto circolo dei “triplettisti”.
Fred Wright (Bahrain Victorious), 6: Il 2022 era stato l’anno della rivelazione, il 2023 quello delle promesse mantenute solo in parte. Vince il titolo britannico e combatte con generosità sulle strade delle Classiche del Nord, portando a casa l’ottavo posto al Giro delle Fiandre (fu settimo nel 2022). Qualche tentativo di fuga in un Tour de France complessivamente poco colorato e un finale di stagione compromesso per via di una caduta a fine agosto, al Renewi Tour.
LETTERA Y
Adam Yates (UAE Team Emirates), 8,5: Cosa ci va a fare alla UAE uno così, ci si chiedeva a inizio stagione. A fare la miglior annata della carriera, la risposta di fine anno. Sale sul podio finale di Parigi al Tour de France, vince la prima, bellissima, tappa e veste la Maglia Gialla per quattro giorni. Inoltre, porta a casa una tappa e la classifica finale del Giro di Romandia e trionfa anche al GP Montréal, suggellando una stagione che lo vede praticamente sempre fra i migliori nelle corse affrontate, considerati anche il secondo posto ottenuto nella graduatoria conclusiva del Delfinato e i terzi posti finali a UAE Tour e Vuelta Burgos.
Simon Yates (Team Jayco AlUla), 7,5: Dopo qualche stagione incerta, l’inglese torna su livelli molto alto. Chiude quarto il Tour de France, completando le tre settimane in crescendo di forma e sfiorando per due volte la vittoria di tappa. Il finale di annata è notevole (terzo al Giro dell’Emilia, quinto al Lombardia, sesto a Montréal) e anche la primavera era stata più che buona, in quanto a piazzamenti. In tutto, però, la casella dei successi vede solo un “1”, che risale all’ultima tappa del Tour Down Under. La concorrenza, in quanto a corse a tappe, è tremenda e l’impressione per il prossimo futuro è che, se vorrà uno spazio in vetrina ancora maggiore, dovrà studiare molto bene il calendario.
LETTERA Z
Rick Zabel (Israel-Premier Tech), 5: Pochissimo da segnalare, fatta eccezione per qualche piazzamento di medio cabotaggio in corse di non primaria importanza. La squadra lo chiama in causa con poca continuità (nessun Grande Giro e una sola Monumento nel suo programma) e lui non riesce a mettersi in mostra, anche quando i percorsi e il campo partenti potrebbero permetterglielo.
Edoardo Zambanini (Bahrain Victorious), 5,5: Rispetto al 2022 non si registra la crescita sperata. Porta a termine il Giro d’Italia senza particolari sussulti e anche nelle altre brevi corse a tappe affrontate rimane nel “gruppo di centro classifica”, senza trovare il modo di spiccare particolarmente. Alla fine, su 59 giorni di corsa, si piazza solo una volta fra i primi 10, alla Vuelta a Andalucia.
Filippo Zana (Team Jayco AlUla), 7,5: Il passaggio nel WorldTour è stato proficuo. La vittoria di tappa al Giro d’Italia rimarrà nella memoria a lungo e le tante buone cose fatte vedere nelle classiche autunnali italiane sono ulteriore garanzia di qualità. Alla Corsa Rosa fa anche un grande lavoro per il compagno di squadra Eddie Dunbar, mentre, in quanto a Grandi Giri, rimarrà il rammarico di una Vuelta a España conclusa in anticipo per via di qualche guaio fisico. Da sottolineare anche il successo finale al Giro di Slovenia, conquistato dopo essere riuscito a tenersi dietro in classifica uno come Matej Mohorič.
Axel Zingle (Cofidis), 6,5: È uno dei nomi nuovi del ciclismo francese, soprattutto per quel che riguarda le corse di un giorno. Il livello dei migliori è ancora lontano, ma i segnali positivi ci sono: porta a casa un successo (la Classic Loire Atlantique) e una sfilza di piazzamenti, anche in corse di alto livello. Inoltre, fa esperienza portando a termine il primo Tour de France della sua carriera e risulta uno dei corridori più produttivi della sua squadra.
Samuele Zoccarato (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), 6: Quando può, attacca, cosa che gli permette di portare a casa la maglia di miglior scalatore in ben tre brevi corse a tappe. Sul piano dei risultati, l’appuntamento con la prima vittoria da pro’ è ancora rimandato, ma qualche buon piazzamento comunque arriva. Costretto però al ritiro prima di metà percorso al Giro d’Italia.
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